I Podcast e il content marketing del futuro

I Podcast e il content marketing del futuro

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Sarà capitato a tutti voi di imbattervi nella paorla “podcast” negli ultimi tempi: “ho ascoltato un podcast”, “un mio amico ha registrato un podcast“. Se invece non vi è capitato di assistere a scambi del genere, non temete: quel momento arriverà presto. Non è un caso infatti se in Italia gli ascoltatori di podcast negli ultimi anni sono passati dall’essere circao 870.000 a quasi tre milioni, con una crescita che si assesta intono al 220%. Numeri non altissimi in assoluto, ma da capogiro nelle percentuali che dimostrano, oltretutto, trend crescenti.

Cosa sono i podcast

La paorla “podcast” deriva da iPod, l’innovativo device di casa Apple che nel 2001 entrò a gamba tesa nel mercato dei lettori mp3, e broadcast (trasmissione). Già il termine rende bene l’idea di cosa siano i podcast: contenuti audio da ascoltare dai propri dispositivi. I podcast infatti sono molto simili a dei programmi radio con la differenza che non vengono trasmessi in diretta, ma sono registrati e diffusi su canali dedicati principalmente allo streaming musicale come Spotify o Deezer, o creati appositamente, come Apple Podcast. Quello che distingue i podcast dai programmi radiofonici sono inoltre la non necessaria presenza di musica e una certa anarchia nella creazione dei format: in primis la durata, ma anche caratteristiche più legate alla scrittura come il fatto che alcuni contenuti siano più recitati, altri dialogati. Un  mondo molto frammentato in cui monologhi di 40 minuti si affiancano a interviste e chiacchierate tra “amici”.

Contenuti verticali

Se fino a qualche anno fa, Alessandro Baricco nel suo saggio I Barbari aveva coniato il termine surfare per esprimere l’idea dei consumi culturali nel mondo di internet, mettendo in contrapposizione questo approccio “superficiale” e “diffuso” a quello “profondo” e “verticale” dei decenni precedenti, quasi 15 anni dopo possiamo dire che se surfiamo ancora su Google, siamo sempe più alla ricerca di contenuti specifici e dettagliati. Proprio per questo motivo sono nate piattafome estremamente verticali che riescono a fornire ai propri utenti contenuti di grande qualità. I podcast cercano di rispondere a questa esigenza: il fatto che si producano puntate sui temi più disparati ha fatto si che i diversi produttori di podcast realizzassero contenuti a partire dagli argomenti che conoscono meglio, offrendo agli ascoltatori tutto il loro “sapere”. D’altronde, chi meglio di un esperto di Marketing può parlarvi di marketing? Chi meglio di uno storico può raccontarvi le crociate?

Chi ascolta i podcast?

In Italia il target prevalente degli ascoltatori di podcast va dai 18 ai 40 anni, ma il segmento più in crescita è quello dei ragazzi dai 18 ai 25. Sono persone che ascoltano le puntate principalmente a casa, ma anche in macchina (in particolare durante i viaggi) o nei mezzi pubblici. I podcast insomma sono la risposta ai formati che non si potrebbero fruire facendo altro, come i video o i testi: come la musica, ma con contenuti “rilevanti”. Non è un caso se Spotify stessa ne ha riconosciuto l’importanza, integrandoli nella piattaforma e dichiarando che a breve “oltre il 20% dei contenuti di Spotify saranno legati a contenuti non musicali“.

Podcast e marketing

Se avete afferato le premesse, questo paragrafo sarebbe superfluo, ma meglio essere espliciti: i podcast sono un nuovo e potentissimo strumento di content marketing. I podcast infatti raccontano “storie” e chi ha sentito almeno una volta nella vita la parola “storytelling” sa quanto il marketing di oggi si basi sul raccontare storie: perché le storie insegnano, catturano, piacciono, perché le storie passano di bocca in bocca e se è un brand a raccontarle creano vicinanza e fedeltà. Inoltre, se alcuni podcast raccontano, altri “spiegno come fare”: i famosi how to tanto invocati dai guru dell’inbound marketing. Per concludere, in un mondo in cui su Instagram si scambiano circa 5 miliardi di like al giorno e l’attenzione media per i contenuti sui social network è di circa 8 secondi, sareste in grado di stabilire il valore per un brand di “incastrare” il proprio fan in un contenuto della durata di 40 minuti?

La sfida è lanciata, noi di Ora l’abbiamo accolta.

 

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Gian Mario Bachetti

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