Storia delle province italiane, dal 1859 a oggi

Storia delle province italiane, dal 1859 a oggi

 

La vita dei Consigli Provinciali parte da molto lontano. In questo articolo proviamo a delineare le tappe salienti che hanno caratterizzato la vita storia delle province italiane.

Dall’Unità d’Italia a Giolitti

Parlamento Regno d'Italia

Il Parlamento del Regno d’Italia

La storia delle province italiane parte da molto lontano. Infatti, già nell’ottobre del 1859 un decreto dell’allora Ministro dell’Interno dello Stato Sabaudo Urbano Rattazzi ridisegnò la geografia amministrativa del Regno in seguito all’acquisizione della Lombardia, convocando le elezioni generali dei Consigli Provinciali per il gennaio successivo.

Con il progredire dello sforzo di unificazione, la nuova normativa si espanse alle altre regioni: nel 1865 toccò alla Toscana, nel 1866 al Veneto e nel 1870 fu la volta del Lazio.

Nel 1889 il neo istituito Presidente della Provincia assunse la guida del Consiglio Provinciale, dapprima affidata al prefetto competente.

L’ampliamento progressivo del suffragio, sino a divenire universale maschile con il Governo Giolitti IV (1911-1914), giocò un ruolo determinante anche rispetto alle riforme dell’istituzione provinciale: si passò dall’elezione scaglionata (un quinto dei Consiglieri ogni anno) con sistema maggioritario al rinnovo integrale del Consiglio con sistema proporzionale.

La nascita della Giunta Provinciale

Assemblea Costituente

L’Assemblea Costituente

Consigli Provinciali sopravvissero pochi anni al Fascismo: nel 1929 il regime li abrogò, sostituendoli con ristretti rettorati di nomina governativa. Il passaggio alla Repubblica non implicò il ripristino immediato degli organi di Governo delle Province, discutendo molto sul loro ruolo in relazione alle nascenti Regioni. Solo nel 1951 si riattivò la vita democratica delle Province.

Si fissò la durata del mandato del Consiglio a quattro anni e, per meglio aderire al modello di Governo Parlamentare scelto anche per la Repubblica, al suo interno si istituì un nuovo organo esecutivo: la Giunta provinciale. Il sistema elettorale era prevalentemente maggioritario.

Le Regioni a Statuto Speciale conservarono autonomia nel determinare il sistema elettorale e la composizione dei Consigli Provinciali. Nel 1960 si passò a un sistema elettorale proporzionale, che durò sino a Tangentopoli.

La svolta del 1993

Nel 1993 ci fu una svolta: si scelse il semipresidenzialismo come forma di Governo provinciale, si stabilì l’elezione diretta a maggioranza assoluta del Presidente, che acquisì il potere di nominare la Giunta provinciale esterna al Consiglio. Rimase in ogni caso il legame di fiducia tra Presidente e Consiglio.

La legge elettorale arrivò di conseguenza: un premio di maggioranza di almeno tre quinti dei seggi veniva assegnato alla coalizione vincente.

Il TUEL: Testo Unico degli Enti Locali

Nel 2000 venne approvato il TUEL (Testo Unico degli Enti Locali) ed ebbe un impatto anche sulle istituzioni provinciali: il mandato fu innalzato a cinque anni e si introdusse il principio simul stabunt vel simul cadent: in caso di approvazione di una mozione di sfiducia verso il Presidente, anche il Consiglio veniva sciolto.

Il numero di Consiglieri variava in funzione della popolazione della provincia. Nelle Regioni a Statuto ordinario erano così suddivisi:

  • Maggiore di 1.400.000 abitanti: 45 membri (ridotti a 36 nel 2011);
  • Da 1.400.000 a 700.000 abitanti: 36 membri (ridotti a 28 nel 2011);
  • Da 700.000 a 300.000 abitanti: 30 membri (ridotti a 24 nel 2011);
  • Altre province: 24 membri (ridotti a 19 nel 2011).

 

Le province oggi

Graziano Delrio

Il relatore della legge sul riordino degli enti locali, Graziano Delrio

Nel 2014 sono state introdotte notevoli modifiche agli enti locali con la legge 56 (detta anche legge Delrio): si è ridefinito l’ordinamento delle province e si sono istituite le città metropolitane. Inoltre, la legge ha segnato la fine delle elezioni a suffragio universale delle province, trasformandole in enti a elezione indiretta.

Anche il numero di Consiglieri è stato tagliato, mantenendo la variabilità a seconda del numero degli abitanti:

  • Maggiori di 700.000 abitanti: 16 consiglieri;
  • Province intermedie: 12 consiglieri;
  • Minori di 300.000 abitanti: 10 consiglieri.

 

Vuoi saperne di più? Consulta l’articolo dedicato alle elezioni provinciali sul nostro blog.

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